mercoledì 12 dicembre 2012

GLI HARE KRISHNA E GLI ALTRI GRUPPI GAUDJIA


GLI HARE KRISHNA E GLI ALTRI GRUPPI GAUDJIA

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ISKCON (Hare Krishna)
– Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna
(sede legale nazionale dell’ente morale)
Via S. Maria del Pianto, 15-17
00186 Roma
Tel.:             06-68891540      
E-mail: roma@govinda.it
URL: www.harekrsna.it
– Villaggio Hare Krishna
24040 Chignolo d’Isola (Bergamo) 
Tel.:             035-4940705      
E-mail: villaggio.hare.krsna@harekrsna.it
URL: www.harekrsna.it
– Villa Vrindavana
Via Scopeti, 108
50026 San Casciano in Val di Pesa (Firenze)
Tel. e fax: 055-820054
E-mail: info@villavrindavana.org
URL: www.villavrindavana.org 
– Prabhupada Desh
Via Roma, 9
36020 Albettone (Vicenza)
Tel.:             0444-790573                  0444-790566      
Fax: 0444-790581
E-mail: prabhupadadesh@pamho.net
URL: www.prabhupadadesh.com

Krishna Mahaprabhu Chaitanya (1486-1533), cui si è fatto cenno nell’introduzione generale all’induismo, promuove agli inizi del XVI secolo un importante movimento devozionale in Bengala incentrato sulla devozione a Krishna, il quale diverrà poi noto comegaudiya-vaisnava-sampradaya. I fedeli di Chaitanya si stabiliscono dapprima a Vrindavana (Uttar Pradesh) e poi in Bengala, e la loro tradizione continua pressoché ininterrotta fino ai giorni nostri.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, nel quadro di una generale riscoperta delle tradizioni devozionali induiste, il culto di Krishna (e di Chaitanya, considerato egli stesso un avatar), è rivitalizzato da Thakura Bhaktivinoda (1838-1914) e da suo figlio Bhaktisiddhanta Sarasvati (1874-1937), fondatore quest’ultimo della Gaudiya Math. Con Bhaktisiddhanta Sarasvati entra in contatto nel 1920 Abhay Charan De (1896-1977) – in seguito iniziato al samnyasa (ordine di rinuncia) con il nome di Bhaktivedanta Svami, e generalmente più conosciuto con il titolo di Srila Prabhupada (“colui ai cui piedi siedono i maestri”) –, un giovane dirigente industriale di Calcutta che ha ricevuto un’educazione occidentale, ma il cui padre è un devoto di Krishna. Nel 1932 un secondo incontro convince Abhay Charan De a entrare nel Gaudiya Math. Nel 1936, poco prima di morire, Bhaktisiddhanta Sarasvati raccomanda al discepolo di dedicarsi alla predicazione in Occidente.
Fra il 1944 e il 1960 Abhay Charan De cerca di diffondere in India una “Lega dei Devoti”, con un successo limitato. Negli anni 1950, a seguito della chiusura degli affari e della fine del suo matrimonio, si dedica a tempo pieno al culto di Krishna come monaco nella cittadina di Vrindavana. Finalmente nel 1965 – a quasi settant’anni, e con poco denaro – Bhaktivedanta si trasferisce a New York, per diffondere negli Stati Uniti la devozione a Krishna. Nel settembre del 1965, solo e senza conoscenze, cerca dapprima di attirare l’attenzione cantando da solo, in luoghi frequentati di giovani, il nome di Krishna. Sono gli anni della controcultura e della contestazione, e un certo numero di giovani è incuriosito e affascinato dall’anziano maestro indiano. Con un piccolo gruppo di seguaci, nel 1966 fonda a New York la International Society for Krishna Consciousness (“Società Internazionale per la Coscienza di Krishna”, ISKCON), popolarmente conosciuta come movimento Hare Krishna.
Il maestro – ormai noto come Prabhupada – inizia a percorrere l’America, poi anche l’Europa e il mondo intero, con crescente successo, ma anche mettendo a repentaglio la sua salute. Muore a Vrindavana nel 1977, dopo avere avviato un centinaio di sedi in tutto il mondo, iniziato circa cinquemila discepoli e attratto migliaia di simpatizzanti e seguaci. La sua morte dà inizio – come avviene spesso dopo la scomparsa di una figura carismatica – a un periodo di scismi, spaccature e controversie che non può dirsi, a tutt’oggi, concluso. Gli undici amministratori o guru – nominati a seguito di un’interpretazione, successivamente rivelatasi errata, delle volontà di Prabhupada – che avrebbero dovuto assicurare la guida del movimento secondo le intenzioni di Prabhupada si sono divisi su tutta una serie di problematiche. Alcuni – arrecando notevoli danni al movimento – hanno causato scandali per il loro comportamento personale. Nel 1987 la Governing Body Commission è stata ricostituita come autorità centrale collegiale e si è impegnata negli ultimi anni in un difficile quanto coraggioso compito di riforma del movimento, muovendo da una franca ammissione di abusi e deviazioni passate. Questo non ha impedito a uno scismatico ISKCON Revival Movement – le cui attività sono attualmente assai limitate e circoscritte, ma che in un primo momento ha trovato una diffusione in numerosi Paesi – di mettere in discussione l’intero sistema dei guru come successori di Prabhupada; esso conta simpatizzanti anche in Italia e, nonostante le modeste dimensioni, continua a causare problemi agli Hare Krishna diffondendo in tutte le sedi – da quelle accademiche a Internet – ampia documentazione sugli scandali del “periodo dei guru”.
Il movimento Hare Krishna vanta oggi, a quasi cinquant’anni dalla fondazione, circa seicento sedi, centri e templi, un’ottantina di fattorie o comunità rurali, e più di cento ristoranti ufficiali, sparsi in quasi tutti i Paesi del mondo. Per avere un pur sommario censo mondiale dei suoi aderenti occorre distinguere fra circa diecimila devoti residenti interni alle strutture del movimento e un numero di membri laici esterni che si aggira approssimativamente attorno a seicentomila. Fra le molte attività svolte dal movimento, la distribuzione delle opere letterarie del fondatore rimane ancora oggi un’importante e privilegiato mezzo per la diffusione del loro pensiero.
La prima comparsa in Italia di esponenti del movimento Hare Krishna risale ai primi anni 1970, quando si creano le premesse strutturali per il susseguente insediamento. Il primo centro italiano è fondato a Roma nel 1973; nel 1974 lo visita il fondatore. Altri centri sorgono in diverse località d’Italia, fino a quando, negli anni 1980, la crescita nel numero dei fedeli spinge alla costituzione di una comunità più grande a San Casciano Val di Pesa (Firenze), dove nel 1980 una villa cinquecentesca è ribattezzata Villa Vrindavana. Sorgono di seguito diversi centri – e ristoranti vegetariani “Govinda” – nelle grandi città italiane (Roma, Catania, Milano), seguiti tra la fine del decennio e l’inizio degli anni 1990 da altre comunità, fra cui il Villaggio Hare Krishna a Chignolo d’Isola (Bergamo). I problemi internazionali del movimento toccano però – forse più tardi di quanto sia avvenuto in altri Paesi – anche l’Italia, con defezioni di figure di primo piano, scismi, problemi economici e chiusura di diversi centri. Nel frattempo, il 10 settembre 1998, l’associazione italiana ha ottenuto il riconoscimento, perseguito da molti anni, come ente morale, e in seguito ha predisposto la pratica per ottenere il riconoscimento quale ente religioso.
Attualmente il movimento Hare Krishna italiano consta di quattro sedi ufficiali, nelle quali risiedono circa 150-200 monaci iniziati, e che sono frequentate da una più ampia congregazione di fedeli e iniziati esterni; vi sono inoltre una ventina di centri d’incontro e un tempio viaggiante. Sarebbe peraltro sbagliato ridurre la rilevanza culturale degli Hare Krishna al dato demografico costituito dal numero di devoti. In una regione italiana anche uno o due devoti, con la loro opera capillare di diffusione della letteratura e delle idee del movimento, possono esercitare una notevole influenza culturale; così, un movimento tutto sommato piccolo come l’ISKCON ha avuto un ruolo fra i più importanti per la diffusione sia dell’induismo, sia – specificamente – della dottrina della reincarnazione nel nostro Paese.
Il profilo dottrinale e teologico del movimento Hare Krishna può essere storicamente ricondotto, come si è accennato, ai temi chiave elaborati dal fondatore della Gaudiya Math – istituzione avviata nel 1922 – Bhaktisiddhanta Sarasvati, il quale ha concepito questa organizzazione come la continuazione di una più antica corrente di spiritualità inaugurata da Krishna Chaitanya tra il XV e il XVI secolo. L’insegnamento di Bhaktivedanta Svami è comunque il principale costituente della dottrina del movimento, dalla quale possiamo qui estrarre alcuni nuclei tematici primari: la recitazione, svolta privatamente e collettivamente, dei nomi sacri di Krishna (japasamkirtana); la liturgia quotidiana offerta nel tempio all’immagine di Krishna (murti); il servizio al maestro (guru-seva); l’impegno del fedele nell’attività di predicazione; il servizio rivolto agli altri devoti di Krishna (bhakta-seva).
L’ideale che sta alla base della vita spirituale del fedele è stato così sinteticamente riassunto da Bhaktivedanta Svami: “Ogni essere ha, per natura, una relazione col Signore, ma questa relazione individuale, ora perduta, dev’essere ristabilita, e ciò è possibile solo se si raggiunge la perfezione del servizio devozionale”. In quest’ottica le prassi religiose contemplate nella ISKCON sono intese per rimuovere l’atavica dimenticanza dell’eterna relazione col divino, conseguita al momento della caduta nel mondo della temporaneità e dell’illusione (maya). Il fedele intende quindi raggiungere due mete complementari: allontanarsi da un lato dalle spire dell’illusione materiale e dagli attaccamenti terreni, e dall’altro attrarre con la sua devozione l’attenzione di Krishna, l’unico in grado di conferire la definitiva liberazione dal ciclo delle rinascite (samsara), riconducendo a sé il devoto.
Tutta la liturgia mattutina, la preghiera, la meditazione e il servizio che si svolgono sistematicamente nei centri del movimento Hare Krishna, sono intesi per forgiare il pensiero del fedele al ricordo costante di Dio. Al fine di conseguire le suddette mete il fedele deve attenersi all’osservanza di prescrizioni assertive, così come deve astenersi da attività proibite. Proprio per questo, fin dai primi anni di vita della ISKCON, il fondatore ha richiesto ai suoi seguaci di aderire rigidamente alle seguenti regole: “no all’attività sessuale incontrollata, non cibarsi di animali, non assumere sostanze inebrianti o psico-attive, non giocare d’azzardo”. Quella promossa dal movimento Hare Krishna è quindi una dottrina ascetica, a sfondo soteriologico, ma non per questo preclusa ai laici esterni alle comuni, peraltro ai giorni nostri assai più numerosi dei residenti interni.
B.: Per un’introduzione generale cfr. Eugenio Fizzotti - Federico Squarcini, Gli Hare Krishna, Elledici, Leumann (Torino) 2000. Sulla storia dopo la morte del fondatore, i problemi recenti e gli scismi, fondamentale è Edwin F. Bryant - Maria L. Elkstrand (a cura di), The Hare Krishna Movement. The Postcharismatic Fate of a Religious Transplant, Columbia University Press, New York 2004; e Graham Dwyer - Richard J. Cole (a cura di), The Hare Krishna Movement. Forty Years of Chant and Dance, I.B. Tauris, Londra - New York 2007, opera a più mani scritta in gran parte da membri del movimento. Il quadro dottrinale è ampiamente descritto dalle estese note di commento che Bhaktivedanta Svami riporta in La Bhagavad-gïtä così com’è, trad. it., The Bhaktivedänta Book Trust, Firenze 1990. Tra le fonti primarie si vedano inoltre: Satsvarupa Dasa Goswami, Un Santo nel Ventesimo Secolo: Prabhupada, trad. it., Edizioni Bhaktivedanta, Firenze 1985; A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Sri Chaitanya: gli insegnamenti di Sri Chaitanya Mahaprabhu, trad. it., Edizioni Bhaktivedanta, Firenze 1985; Idem, Il libro di Krsna, trad. it., The Bhaktivedanta Book Trust, Bergamo 1989; Idem, La scienza della realizzazione spirituale, trad. it., The Bhaktivedanta Book Trust, Bergamo 1989. La ISKCON in Italia pubblica il bimestrale Ritorno a Krishna.

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